Milano, 25 ottobre 2019 - Sono oltre 9 milioni gli italiani che soffrono di malattie legate al sonno mentre il 30 per cento delle persone tra i 30 e i 64 anni dorme meno di 6 ore a notte con effetti negativi sulla qualità del sonno. Con quali conseguenze? Un abbassamento del sistema immunitario, problemi di memoria, apprendimento e un rischio più elevato di contrarre malattie.


Il progetto SOMNUS - Sistema sonno On the body per il Monitoraggio Non Invasivo mediante Underwear Sensorizzato - ha cercato di andare incontro a questi disturbi creando dispositivi hi-tech indossabili per il monitoraggio del sonno.  Si tratta di indumenti intimi sensorizzati, un sistema wearable con caratteristiche di comfort e praticità che permette un monitoraggio continuo, non invasivo e preciso.

A conclusione del progetto, finanziato dal Fondo europeo di sviluppo regionale, è stata presentata una sfilata di indumenti intimi in diversi colori e modelli per uomo e donna, che si è svolta sulla scalinata che porta all’Aula Magna del Politecnico di Milano.

SOMNUS è un esempio della collaborazione strategica tra industria e università. Sono quattro infatti le aziende coinvolte nel progetto Comftech di Monza (capofila), Genesi di Castel Goffredo in provincia di Mantova, Sonnomedica di Milano e Tecnofilati di Medolago in provincia di Bergamo - e un ateneo, il Politecnico di Milano con il supporto della Fondazione Politecnico di Milano.


Come funzionano gli indumenti di SOMNUS?

 

Grazie a sensori tessili incorporati negli indumenti intimi viene misurata l’attività respiratoria e il battito cardiaco fornendo in tempo reale il flusso di dati a strumenti esterni di lettura, smartphone o tablet, tramite un’app intuitiva. Si tratta, dunque, di una modalità non invasiva di monitoraggio del sonno, un capo di intimo costituito da una canotta o una t-shirt per uomo e per donna con filati tecnologici e con un’elasticità studiata per aderire nei punti dove saranno inseriti i microsensori tessili. I dati trasmessi verranno poi analizzati e visualizzati grazie ad algoritmi di cui si è occupato il Deib - Dipartimento di elettronica, informazione e bioingegneria del Politecnico di Milano.








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